L’indice di corruzione, dov’è il più alto?
Tra gli indici statistici che ci vengono spesso forniti come indicatori delle nostre società, locali o globali, uno di quelli più discussi è l’indice di percezione della corruzione.
Definito nella cultura anglosassone come CPI – Corruption Perception Index, dal 1995 viene pubblicato dall’organizzazione Transparency International per definire una lista annuale, della corruzione percepita in tutto il mondo.
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La corruzione nel mondo e in Italia
I livelli di disonestà e corruttela presenti nei diversi paesi del mondo, vengono valutati dagli esperti e dai sondaggi d’opinione in modo da stilare una graduatoria tra gli stati più soggetti all’abuso di pubblici uffici per il guadagno privato.
Attualmente sono 176 i paesi soggetti a tale classifica, con una scala di valori da 100 (massima onestà), fino allo 0 (altissima corruzione).
Nelle ultime stime, quasi il 70% delle nazioni si attestava intorno al 50, e anche meno, dando l’idea della corruzione come un male molto antico e difficile da sradicare.
Ma dove la situazione è migliore?
Tra i paesi più onesti ci sarebbero la Nuova Zelanda e la Danimarca, seguiti da Svezia e Finlandia – tutti paesi dove la trasparenza dell’amministrazione pubblica non consente la diffusione della corruzione. Tra i paesi più corrotti ci sono invece casi con punteggio da 13 a 10, ovvero Siria, Corea del Nord, Sudan e Somalia.
L’Italia? Dal 2012 è migliorata, e sta intorno all’indice 47, ovvero circa al sessantesimo posto al mondo – il miglioramento è dovuto alla legge anti-corruzione del 2012.
Reale o percepita? L’indice di corruzione ritirato e criticato
Questi dati sono stati criticati perché si basavano su evidenze poco scientifiche, ovvero la misurazione all’interno degli stati non era del tutto chiara ma basata anche su sondaggi e opinioni.
Il CPI, infatti, classifica i paesi basando i propri dati sulle interviste fatte agli imprenditori, e spesso il metodo non è stato ritenuto valido, così come il modo di considerare gli stati in via di sviluppo.
Già nel 2009 il creatore dell’indice, Johann Graf Lambsdorff, aveva pensato di non pubblicare più la lista tanto “nera” di Transparency International – che si paragonava agli studi simili dell’Istituto della Banca mondiale.
La questione della disonestà nei pubblici uffici sembrava essere stata forzata, soprattutto dopo gli scandali degli anni Novanta. Per questo, si è cercato di rivedere i parametri dell’indice, le indagini, i sondaggi – senza abbandonare la formazione anti-corruzione sempre attiva presso l’Accademia internazionale per la lotta alla corruzione, situata nei pressi di Vienna.
Un obiettivo che di anno in anno si fa più ambizioso, ma aiutato sempre più dalla digitalizzazione e trasparenza di molti dati delle pubbliche amministrazioni.
Fonti
https://it.wikipedia.org/wiki/Indice_di_percezione_della_corruzione